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A Natale, facciamoci dono!

di Lidia Borzì

Mancano pochi giorni al Natale. Un tempo che dovremmo dedicare a meditare la grandezza di un Dio che si fa bambino per portare pace e speranza, ma che invece dedichiamo quasi più volentieri alle cose frivole. Senza stigmatizzare il piacere di preparare o acquistare un dono per chi ci sta a cuore, fermiamoci almeno un momento a riflettere sul senso del dono.

In un tempo caratterizzato da individualismo, consumismo, relativismo, in cui sembra smarrito il valore della gratuità, c’è ancora posto per l’arte del donare?

Donare significa per definizione consegnare un bene nelle mani di un altro, e quindi, nel dono, prevale la dimensione della gratuità, della cura, e del legame, a prescindere dal valore intrinseco dell’oggetto; quindi è diverso dal semplice «regalare», perché nel regalo c’è spesso un gesto di opportunità, legato più al valore stesso dell’oggetto e all’aspettativa di essere ricambiati in qualche modo.

Un’arte difficile, dunque, di cui l’essere umano è potenzialmente capace, perché è nell’essenza dell’uomo essere in relazione con l’altro.

Ma non si tratta solo di offrire ciò che si ha, o ciò che si compra per l’occasione, ma di donare ciò che si è, ovvero farsi dono! Donare il proprio tempo, donare il proprio amore, la propria presenza, guardando dritto negli occhi, tendendo una mano, allargando le braccia.

E questo richiede quindi prossimità e desiderio di mettersi in relazione che sono i valori più preziosi che possiamo offrire.

Ecco, per questo Natale, il mio augurio a tutti noi e a ciascuno di noi è di farci dono per il nostro prossimo!

Soprattutto se questo prossimo è una persona che non può ricambiarci materialmente, o se ha il volto di un malato sofferente, di un anziano solo, di un immigrato in cerca di speranza, di un giovane scoraggiato, di un papà che ha perso il lavoro, di una mamma che ha sulle spalle tutta la bellezza, ma anche la fatica della cura della famiglia, di un senza fissa dimora infreddolito nelle membra e nel cuore.

A tutte queste persone si rivolge il nostro impegno quotidiano, come con il progetto di contrasto all’emergenza freddo, che è partito da qualche giorno e che anche quest’anno ci vede impegnati, insieme al Municipio Roma I, Binario 95, e Cooperativa Sociale Autonoma-Mente, per offrire ai senza fissa dimora una casa dell’accoglienza e della solidarietà. Un’esperienza che ci consente sempre di avvicinare il nostro cuore a quello sconfortato di chi ha perso tutto o non ha mai avuto niente, a cui offriamo un pasto caldo donato dai ristoratori e dai panifici che aderiscono alla nostra buona pratica di recupero delle eccedenze “Il Cibo che Serve” e consegnato grazie ai nostri preziosissimi volontari. Un servizio che non finisce qui, ma che arricchiamo offrendo anche esigibilità dei diritti con gli operatori di Patronato, ascolto e sostegno psicologico tramite il nostro team di esperti. Piccoli gesti che diventano doni grandi se la vita, o anche solo la giornata di una persona fragile, può cambiare grazie ad essi, come ogni tanto avviene.

Sulla scia di questo impegno inizierà il nuovo anno, che per noi aclisti sarà particolarmente speciale, con le celebrazioni per il 75mo anniversario della fondazione, e il XXVI congresso.

Due eventi importanti che ci porteranno a riflettere e analizzarci per cercare di offrire risposte concrete ed efficaci alle grandi fratture contemporanee: quella della comunità tra scarti e scartati, quella di un’economia che fa parti eguali tra diseguali, quella del mondo del lavoro, quella di una politica che anche a livello locale è incapace di dare risposte efficaci e lungimiranti ai cittadini e, ancora, quelle fratture che nelle periferie si accentuano diventando davvero difficili da ricomporre.

Tutte fratture che avrebbero dunque bisogno di un impegno corale di “sartoria sociale”, per essere riparate e ricucite su misura di ogni singolo bisogno.

Dal canto nostro, continueremo a fare la nostra parte, impegnandoci a rigenerare le nostre fedeltà alla Chiesa, alla Democrazia, ai Lavoratori, attraverso la fedeltà ai poveri affidataci da Papa Francesco e che può e deve diventare la categoria guida delle ACLI.

Perché non si è poveri quando non si possono comprare regali, ma si è poveri quando non si ha da mangiare, non si ha come ripararsi dal freddo, quando non si possono comprare le medicine, ma anche quando non si hanno valori, quando non c’è democrazia e non si ha la possibilità di partecipare, quando non si ha lavoro o quando il lavoro non è dignitoso. Si è poveri quando si è soli.

Ricordiamocene per questo Natale.

Che sarà un Natale buono, se sapremo farci dono reciprocamente.

Auguri di pace e speranza a voi e alle vostre famiglie.

Quella speranza che non ha niente a che vedere con l’ottimismo. Che non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che qualcosa ha un senso. E questo senso con l’aiuto di Gesù Bambino dobbiamo darglielo noi. Insieme!