Caro sindaco di Roma Capitale,
ti scrivo da presidente provinciale delle ACLI di Roma, un’associazione di promozione sociale che incontra oltre 150.000 persone ogni anno presso i Servizi di CAF e Patronato, sportello lavoro, colf ed immigrazione, nelle aule dei corsi professionalizzanti e nell’ambito delle tante attività solidali che promuoviamo nel territorio ai confini di quella fragilità che troppo spesso, purtroppo, si trasforma in emarginazione sociale.
Tante voci, storie, e vite che mi spingono a sentire l’esigenza di immaginare questa lettera, con umiltà ma anche con responsabilità, perché l’impegno per il bene della Capitale del nostro Paese deve essere una corresponsabilità che assumiamo collettivamente ciascuno nel proprio ambito di impegno, ma in una logica di rete che porta un valore aggiunto innegabile nel tessuto sociale della città.
Sappiamo che governare una città complessa come Roma non è affatto semplice, i problemi più “astratti”, come la progressiva perdita di fiducia nelle istituzioni e l’allontanamento dei cittadini dalla politica, si combinano con la concretezza dei tanti piccoli e grandi drammi quotidiani: dalle buche che rendono le nostre strade molto pericolose, ai mezzi di trasporto spesso guasti o in ritardo, ai problemi nello smaltimento dei rifiuti, alle lunghe file alle mense solidali segno tangibile di povertà crescenti, fino alla carenza di Servizi che rendono difficile la conciliazione famiglia/lavoro e tanto altro ancora.
All’indomani dell’approvazione dell’importante riforma del terzo settore crediamo fortemente nella necessità di una nuova stagione per la società civile anche a livello territoriale.
Auspichiamo un nuovo modello di welfare promozionale dal basso, che deve essere generativo, comunitario e partecipativo, in una sola parola, attivo.
Un modello di Welfare incentrato su politiche integrate e interdipendenti, scevro dalle logiche dell’emergenza e dell’assistenzialismo.
Far questo significa valorizzare le politiche sociali, che non possono essere trattate in maniera residuale, ma considerate politiche di sviluppo centrali e trasversali, cifra stessa della buona politica e crocevia di tutte le altre politiche, economiche, urbanistiche ed educative e consentire al terzo settore di dare il proprio contributo autorevole e competente attraverso un piano di programmazione condiviso.
C’è una grande attesa attorno al nuovo sindaco di quella che deve tornare ad essere una Roma Capitale dell’accoglienza, della solidarietà e della vivibilità e del lavoro.
Non c’è una ricetta magica per questo, ma dal nostro piccolo spazio di osservazione nella città ci permettiamo di proporre alcune linee guida caratterizzanti e alcune proposte.
Dal punto di vista di un’associazione autonomamente schierata per il Bene Comune, ma non disimpegnata, crediamo che il prossimo mandato debba:
- Promuovere una Politica generativa caratterizzata da scelte soggettive e di senso, da una marcata proiezione dell’azione verso il futuro con un’aggiunta di valore sociale. Intraprendere azioni generative innesca, infatti, un processo di innovazione che crea valore condiviso per ri-legare gli attori attraverso la costruzione di relazioni che generano sviluppo e coesione sociale.
- Mettere in atto una politica sistemica: che non lavori a compartimenti stagni, ma valorizzi un approccio interdipendente, che mette costantemente in relazione sia le diverse realtà territoriali che le diverse politiche al fine di ricostruire uno spirito di comunità e passare da una città che rischia di essere mero agglomerato di palazzi, a una comunità di persone in relazione tra loro.
- Valorizzare la sussidiarietà circolare per coinvolgere e corresponsabilizzare tutti al rilancio della nostra città a partire dai tre pilastri su cui si fonda la nostra società: pubblico (Roma Capitale, i Municipi), privato (mondo delle imprese), civile (organizzazioni della società civile e terzo settore), che devono interagire tra loro realizzando un patto nel segno del dialogo e della cooperazione.
In questo modo la rete diventa una “riserva di valore” in termini di socialità e solidarietà, prima ancora che di efficienza, di risparmio/vantaggio economico; anche quest’ultimo importante soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo attraversando.
Sul “principio della rete”, si fondano 3 proposte che vorrei condividere, e che sono frutto dell’esperienza delle ACLI di Roma e dell’ascolto delle persone che incontriamo quotidianamente:
- creazione di un albo cittadino delle buone pratiche sociali in base alle eccellenze e specificità di ciascuna organizzazione che consenta di evitare le sovrapposizioni e favorire la complementarietà della rete.
La cabina di regia affidata ai Municipi, veri e propri enti di prossimità, che devono assumere sempre maggiore centralità al fine di evitare interventi spot e frammentati e proporre iniziative stabili e replicabili.
- realizzazione di un’anagrafe delle fragilità sociali. Una mappatura che a partire dai differenti bisogni e fragilità, ci permetta di diversificare l’approccio sugli interventi da effettuare. L’anagrafe consentirebbe di lavorare sulla prevenzione favorendo la presa in carico integrale della persona, con un riflesso positivo anche sulla riduzione dei costi eventuali di cura e ospedalizzazione, evitando, quindi, situazioni estreme.
- promozione di un’alleanza per il lavoro decente, perché anche se sappiamo che il tema del lavoro non è di competenza territoriale, siamo altresì convinti che sia fondamentale l’impegno di tutti i soggetti sociali interessati a: educare al lavoro, contrastare la disoccupazione e promuovere il lavoro decente. Sindacati, Organizzazioni come le ACLI, Imprese, Istituzioni locali, Scuola, Università, Parrocchie, sono chiamati a fare la propria parte per dare vita ad una vera e propria comunità educante che riconosce nel lavoro una porta di accesso ad una piena cittadinanza fatta di diritti e di doveri. Non possiamo permetterci che i giovani non ci credano, perché il loro futuro è anche il nostro.
Caro sindaco, è necessario, per riconnettere i cittadini con le istituzioni e la politica, rinnovare un patto fiduciario basato innanzitutto sull’onestà, la trasparenza e la legalità.
È ora di ridare un nuovo volto al presente di Roma e guardare al futuro della città con serenità puntando sul lavoro e sulla solidarietà quali vettori di un cambiamento che metta al centro la dignità della persona, come abbiamo avuto modo di affermare in occasione del nostro XXV congresso provinciale perché l’orgoglio ferito della Capitale, può essere guarito solo se tutti collaboriamo, e se ci sentiamo corresponsabili del Bene Comune.
Roma ha bisogno di un sindaco che giorno dopo giorno sia capace di riconquistare la fiducia dei cittadini e delle cittadine coniugando concretezza e speranza, testa e cuore.
Lidia Borzì
Presidente ACLI di Roma