L’intervista realizzata da In Terris alla presidente Lidia Borzì che ha illustrato i principi alla base del “Cantiere Generiamo Lavoro”, percorso di avvicinamento al mondo del lavoro, in partenza online a partire dal 3 giugno.
“A pochi giorni dal 50esimo anniversario dello Statuto dei lavoratori, chiediamo lavoro dignitoso e politiche lungimiranti”
“Generiamo lavoro: un cantiere aperto“. Si chiama così il percorso, promosso dalle ACLI di Roma e dalla Pastorale Sociale della Diocesi di Roma, rivolto ai giovani tra i 18 e i 30 anni. Un itinerario formativo e informativo che ha come obiettivo di rimettere al centro il lavoro dignitoso, come perno di cittadinanza e sviluppo integrale della persona. Undici appuntamenti durante i quali le organizzazioni aderenti – Cisl di Roma Capitale e Rieti, Mcl Roma, Mlac Lazio, AC Roma, UCID Roma, Confcooperative Roma, Centro Elis e la Camera di Commercio di Roma – porteranno le loro eccellenze e peculiarità.
Dottoressa Borzì, come è nato questo progetto?
“Si tratta di un’iniziativa portata avanti da Acli e Diocesi di Roma, in collaborazione con organizzazioni sociali. L’iniziativa è sostenuta dalla Camera di Commercio di Roma. Tre anni fa abbiamo firmato un patto, un ‘cantiere’, per costruire delle proposte e dei percorsi che fossero in grado di coniugare una visione alta del lavoro e, allo stesso tempo, di fornite strumenti concreti per avvicinare i giovani al mondo del lavoro”.
Perché avete deciso di proseguire con il progetto?
“Quest’anno più che mai si è presentata l’urgenza di rilanciarlo in maniera significativa, grazie anche alla Camera di Commercio di Roma, perché la pandemia ha messo in luce la precarietà di molti lavoratori. Mutuando quelli che sono i valori della Dottrina Sociale della Chiesa vogliamo mettere sottolineare che il lavoro è il perno su cui si basa la dignità della persona. Allo stesso tempo, vogliamo fornire ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro degli strumenti concreti, una sorta di kit degli attrezzi”.
Come è strutturato il “Cantiere”?
“Ha due pilastri. Il primo è un percorso formativo online che prenderà il via il 3 giugno, con le nuove tecnologie che in questi ultimi mesi abbiamo imparato ad usare forzatamente. Non è una scuola di formazione ai mestieri ma è un percorso che all’approccio valoriale coniuga aspetti concreti. Il nostro obiettivo è quello di porre il lavoro dignitoso in cima alle priorità. Questo, oggi, è di fondamentale importanza per superare la china della crisi economica. L’altro punto di forza è la rete: condividere per moltiplicare. Le organizzazioni che collaborano con noi, immettono in questo percorso le proprie eccellenze rendendolo unico”.
A questo progetto collabora la Diocesi di Roma.
“La collaborazione con la Pastorale sociale del lavoro della Diocesi di Roma è un altro punto di eccellenza del nostro ‘Cantiere’. E’ l’esempio di una Chiesa in uscita che accompagna un percorso concreto ma al contempo alto”
Si può tracciare una panoramica del mondo del lavoro oggi?
“La pandemia ha fatto emergere la fragilità del nostro sistema sanitario, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che ci saremmo trovati in una situazione così delicata su questo versante. Inoltre, sono esplose delle situazioni che già da prima dell’emergenza sanitaria non godevano di buona salute. Con il lockdown si è fermata l’economia e di conseguenza il lavoro. Si sono evidenziate così due situazioni: chi aveva un lavoro e si è trovato in difficoltà a causa della chiusura prolungata e degli aiuti che hanno tardato ad arrivare, e coloro che fin da subito si sono trovati senza rete di protezione”.
Lo Stato sta facendo abbastanza per aiutare i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro?
“Credo che in questo momento ci sia bisogno di un disegno complessivo. In questa fase vedo che le istituzioni stanno lavorando sull’emergenza e questo è fondamentale. Il mondo del lavoro era in crisi già prima del lockdown. Sicuramente, oggi più che mai a voce alta, a pochi giorni dal 50esimo anniversario dello Statuto dei lavoratori, chiediamo lavoro dignitoso e politiche lungimiranti.
Nella fase dell’emergenza era, purtroppo, necessario mettere in atto un intervento robusto. Il primo Cura Italia però tante risposte non le ha date. Oggi, data la medicina per abbassare la febbre, la tachipirina della situazione – per rimanere in metafora sanitaria – è stata data, ma bisogna cercare il vaccino, bisogna avere una politica sistematica che possa rilanciare il Paese. Serve una politica di sviluppo che deve passare sicuramente dal lavoro dignitoso. Ci auspichiamo che questo avvenga presto, altrimenti non ci saranno spazi per i giovani”.
FONTE: IN TERRIS