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Se ti aspira la libertà, ti spezza. Stop violenza!

Depressed woman with cracked glass effect

Proprio lì tra le braccia di una persona alla quale abbiamo affidato il nostro cuore. Proprio lì dentro le stanze di una casa. Proprio lì dove ci aspetterebbe di stare al sicuro, ecco arrivare il freddo pungente delle botte, delle minacce, degli insulti…e della morte.

Proprio in quei momenti dove ci si aspetterebbe di trovare amore e futuro, di condividere sogni e gioie, ecco che un’altra vita di una donna che si spezza.

La violenza di genere, soprattutto in un contesto che si pensa essere protetto, è un’ombra dai mille volti che ti spezza dall’interno. Colpisce nell’inaspettato, nell’intimo, nel cuore di relazioni che dovrebbero essere soltanto sinonimo di affetto e rispetto, e che invece un giorno cambiano aspetto.

Abusi fisici, sessuali, psicologici, emotivi ed economici. Lividi sul corpo, ferite nel cuore, cicatrici profonde nell’anima. Si sprofonda in abissi di terrore e sensi colpa, che, troppo spesso, portano a concedere un’altra possibilità al proprio compagno, senza pensare che questa seconda chance può essere proprio il preludio a una tragica conclusione.

Questa realtà va avanti sottotraccia fino a cancellare il futuro e a trasformarsi in un numero terrificante. Da inizio 2023 in Italia sono state uccise 103 donne, di queste 83 in ambito familiare o affettivo. Questa cifra sconcertante rappresenta solo la violenza che arriva alla sua più drammatica estremità. Infatti, sotto la superficie ufficiale delle statistiche, c’è quella violenza più subdola, fatta di tantissime sfumature meno eclatanti, ma altrettanto devastanti, che si insinuano come fa la polvere sotto un tappeto. È un tipo di violenza che si nasconde nelle parole che umiliano, nei gesti di potere e controllo che aspirano via la libertà e la fiducia in se stessi, imprigionando tantissime donne in quelle sabbie mobili, che non gli fanno trovare la forza di superare il silenzio e denunciare.

Siamo dentro una voragine culturale e sociale. Per risalire è fondamentale comprendere che la violenza di genere non è frutto di casi isolati, ma un fenomeno di matrice culturale ben radicato. Questa voragine, infatti, è stata scavata da tutti quegli stereotipi, schemi comportamentali e educativi, figli della cultura del patriarcato. Quella cultura che giustifica uno schiaffo, colpevolizza la vittima di violenza, e tende ancora oggi a discriminare le donne nel mondo del lavoro.

Per risalire è fondamentale un’alleanza tra uomini e donne, capace di innescare una rivoluzione culturale di cui proprio gli uomini devono essere i primi protagonisti. Perché la violenza di genere non riguarda solo un uomo che “possiede “invece di “amare”, ma anche tutti quegli uomini che con il loro silenzio e la loro indifferenza alimentano quest’ombra e tutti quelli che attraverso battute e comportamenti sessisti, all’apparenza innocui, contribuiscono a mantenere un clima in cui la disuguaglianza di genere è normalizzata.

Consapevolezza, prevenzione e educazione.

La lotta contro la violenza di genere richiede un impegno diffuso e continuo da parte di tutti i soggetti della comunità educante, che deve partire proprio dalla scuola, fin da quella dell’infanzia, che è il terreno più fertile per piantare e iniziare a coltivare semi di rispetto, empatia, uguaglianza e cura. Certezza della pena e repressione sono degli strumenti sì importanti, ma da soli non bastano, se non sono affiancati da percorsi di prevenzione e sensibilizzazione che educano alla consapevolezza di sé e degli altri, al rispetto, all’affettività, alla parità di genere e alla comunicazione non violenta.

Non basta curare le ferite. Non è mai bastato. Educhiamo a non ferire!

Lidia Borzì