“Le parole del Papa faro nell’impegno in vista del Giubileo”: l’editoriale a firma della nostra presidente Lidia Borzì pubblicato domenica 7 gennaio 2024 sull’edizione cartacea di Roma Sette di AvvenireGratitudine e speranza. Facciamo nostre queste due parole che Papa Francesco ha messo al centro dell’omelia pronunciata in occasione del Te Deum dello scorso 31 dicembre. Parole che rappresentano un faro per riflettere il nostro impegno e la nostra azione sociale del recente passato ma, soprattutto, del prossimo futuro. Francesco ha, infatti, parlato come Pastore della Chiesa universale, ma anche come Vescovo di Roma, che quotidianamente ci accompagna e ispira per essere nella nostra comunità urbana testimoni credibili e custodi operosi del messaggio evangelico.A papa Francesco e al suo messaggio di fine anno va la nostra speciale attenzione. Anzitutto partendo dalla stella polare della nostra azione sociale, ovvero l’ascolto di chi non ha voce, perché crediamo fortemente che proprio da qui possa discendere la città della speranza e quella bellezza, essenziale, invisibile agli occhi, di cui parla “Il Piccolo Principe” che è fatta di relazioni buone e legami di cura. E questa cura delle relazioni che cura la città dai suoi mali, antichi e nuovi: esclusione, solitudine, indifferenza, povertà. Come amiamo dire alle ACLI di Roma, la speranza non è utopia, ma si colloca esattamente tra visione e concretezza, realismo dello sguardo sui bisogni e immaginazione nella creatività delle risposte. Non va confusa, ci ha detto Papa Francesco il 31 dicembre, con il facile ottimismo, ma nasce dalla fede nel Dio incarnato, che “dona un nuovo modo di sentire il tempo e la vita”.Di questa speranza noi vogliamo essere seguaci in cammino, pellegrini, come afferma il tema del giubileo del 2025. Un cammino condiviso verso la realizzazione di una comunità delle connessioni stabili. Una rete che abbraccia i soggetti di prossimità – la Chiesa, le istituzioni civili, le associazioni, la scuola, le parti sociali – in un’alleanza senza sovrapposizioni, che ci aiuti a discernere i segni die tempi e a contrastare la cultura dello scarto, a prendere in carico le persone a tutto tondo in questo difficile tornante storico di incertezza, guerre, diseguaglianze, precarietà. Sono proprio le connessioni stabili che Papa Francesco ha fortemente incoraggiato nel suo straordinario messaggio dello scorso 13 dicembre indirizzato ai partecipanti al LaborDì promosso dalle ACLI di Roma, un evento che ha raccolto attorno ai grandi interrogativi sui giovani sul loro futuro molti esponenti del terzo settore, del mondo imprenditoriale, sindacale, istituzionale, formativo, oltre alla presenza massiccia di 1300 giovani.Un messaggio in grado di indicare la strada da seguire per costruire insieme cantieri di sogni e speranza per una città accogliente e solidale. Cura dei luoghi e delle relazioni, centralità della dignità umana, attenzione agli ultimi e ai penultimi. Questa la ricetta per contribuire a generare quella bellezza da affiancare a quella che è visibile in ogni piazza, in ogni angolo, in ogni monumento. Accanto a questa “grande bellezza” che è come dice il Papa “un’esperienza che infonde speranza” vogliamo contribuire all’esperienza della condivisione che moltiplica passioni e competenze diffuse nella città. Vogliamo incamminarci verso il Giubileo insieme agli uomini e alle donne di buona volontà, perché sia un grande evento spirituale e insieme un’occasione di sviluppo economico, di potenziamento delle strutture e dei servizi, di rilancio della nostra città, ma soprattutto una occasione che non possiamo mancare per tessere coesione sociale.Lidia Borzì