Mentre raccolgo le idee per scrivere l’editoriale di questo mese, mi scorrono davanti i volti di tante persone che ho incontrato di recente.
Ripenso all’inaugurazione del nostro “Giardino Incantato” di Parco Merolli, una splendida festa per dare il via ad un nuovo progetto finanziato dal XII Municipio grazie al Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Un luogo di incontro, coesione sociale e di servizi a sostegno delle famiglie ove tessere legami interfamiliari, intergenerazionali ed interculturali, un parco che ha al suo interno un laghetto delle tartarughe che nasce da un’idea del Consiglio dei bambini e delle bambine che l’hanno disegnato così come è stato realizzato e come lo gestiamo insieme alla cooperativa agricola Il Trattore, in collaborazione con una rete di 16 associazioni e organismi del territorio.
Ci sono stati i personaggi delle fiabe del “Progetto Bambini” dell’Unitalsi, lo zucchero filato, la merenda solidale con il pane del progetto “il pane A Chi Serve” e poi la banda musicale offerta dalla FAP ACLI di Roma, il trucca bimbi… insomma, un clima di festa, come è giusto che sia per i bambini, che hanno il diritto di crescere in ambienti sani e in contesti educativi e costruttivi per il loro futuro.
E’ stato un periodo intenso, ricco di eventi e occasioni di incontro, c’è stata la Festa Arte per la pace organizzata dai Dipartimenti Pace, Cittadinanza Attiva e Legalità delle ACLI nazionali alla quale abbiamo partecipato e collaborato insieme a 50 ragazzi rifugiati. Un pomeriggio di riflessioni sull’integrazione con l’aiuto della musica, del teatro e della letteratura. La gioia di essere protagonisti dell’evento traspariva dalla luce emanata dai loro occhi. Ma chissà quanta sofferenza nella loro vita per aver dovuto abbandonare le famiglie di origine, la loro casa, la loro terra. Spinti dalla guerra e dalla fame, da sentimenti che di sicuro hanno provato i nostri antenati emigrati all’estero e che dimentichiamo molto facilmente.
Ma come spesso accade in questa città, fatta di luci e ombre, ai momenti di gioia e condivisione seguono incalzanti, le innumerevoli emergenze sociali del nostro territorio.
Penso ai transitanti della tendopoli della Stazione Tiburtina: quante famiglie spezzate tra loro. Quanti desideri di futuro infranti sulle coste. Quanti morti in mare e bambini che arrivano orfani nel nostro Paese. Li stiamo incontrando ogni giorno. Stiamo infatti, collaborando attivamente con Croce Rossa e tante altre organizzazioni garantendo la distribuzione di 40 kg di pane al giorno con il Progetto “il pane A Chi Serve” e una Cella frigorifera, per permettere di conservare beni altrimenti deperibili in questo periodo dell’anno, abbiamo dato disponibilità alla realizzazione di un servizio di consulenza per l’esigibilità dei diritti con il Patronato.
Mentre mi trovavo al campo, pochi giorni fa, mi ha molto colpito vedere quella vera e propria gara di solidarietà che è iniziata da parte di tanti cittadini che portavano derrate alimentari, vestiti o giocattoli, sono questi gli anticorpi buoni che devono vaccinare una società che rischia di essere affetta da derive di razzismo, xenofobia.
Scene di famiglie diverse, con storie diverse alle spalle, ma che guardano verso un unico orizzonte: la nostra città, che deve essere capace di accogliere e dare risposte articolate alle sempre più complesse istanze che dobbiamo recepire dal territorio in un’ottica che coniughi concretezza e lungimiranza, etica e trasparenza.
Le continue emergenze rischiano di lasciare indietro altri problemi che diventano nuove emergenze sociali, penso per esempio alle difficoltà delle famiglie numerose, dei tanti disoccupati o degli anziani che mangiano pane e latte per risparmiare e tante altre ce ne sono.
Siamo una sola grande famiglia umana e la famiglia è solidale per sua natura. La chiave è tutta qui: nella famiglia, nell’integrazione e in una comunità solidale capace di fare rete, auto aiutarsi e costruire ponti sociali per non lasciare indietro nessuno.