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Fase Estate: un patto di prossimità per la rinascita

di Lidia Borzì

Tra incertezze e speranze siamo arrivati alla “Fase 3” post pandemia.

Un periodo che coincide con l’estate e con le agognate vacanze, e mai come quest’anno avremmo tutti desiderio di riposo e di un pizzico di spensieratezza, dopo aver affrontato la pesantezza di quel virus invisibile che ha messo in ginocchio il pianeta.

Quel che è certo è che la “Fase Estate” non sarà uguale agli altri anni e non sarà uguale per tutti: non possiamo abbassare la guardia perché il virus purtroppo, circola ancora, tant’è che è stato prorogato lo stato di emergenza, e cautela, prudenza, distanziamento, mascherine e igienizzazione restano le parole chiave delle nostre giornate.

Al contempo una larga fascia della popolazione non potrà permettersi le vacanze. La conferma arriva da una recente indagine della Banca d’Italia[1], secondo cui la crisi Covid-19 ha ridotto il reddito di oltre la metà degli italiani e, quindi, un terzo delle famiglie non andrà in vacanza anche perché ha risparmi per andare avanti solo per altri tre mesi, mentre il 40% dei nuclei è in difficoltà con le rate del mutuo, e quasi il 60% ritiene che anche quando l’epidemia sarà terminata le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno comunque inferiori a quelle pre-crisi.

E se le famiglie non possono andare in vacanza, nonostante i bonus promessi dal Governo, e i turisti hanno paura di viaggiare, a farne le spese sono settori vitali della nostra economia: alberghi, ristoranti, trattorie, bar, pizzerie, gelaterie e agriturismi rischiano quest’anno un crack senza precedenti. E così l’onda devastatrice del covid-tsunami, continua a propagarsi senza sosta.

I numeri, pur nella loro freddezza, ci servono per mettere nero su bianco quanto ascoltiamo attraverso il nostro Osservatorio, tra le numerosissime telefonate che stiamo ancora ricevendo al numero dedicato di Segretariato Sociale[2], i Servizi – a partire dal Patronato per l’esigibilità dei diritti – i progetti e le iniziative in corso. Storie di persone costrette a navigare a vista in questo periodo di grandi insicurezze, per lo più lavoratori con basse tutele e bassi salari, e cassa integrati a cui non rimane molto a fine mese, sicuramente sollevati dalle misure di sostegno delle Istituzioni, che però non sono sufficienti a ridare speranza.

Ridare speranza infatti, esige da una parte interventi lungimiranti delle Istituzioni e dall’altra una corresponsabilità di tutta la comunità.

La pandemia, se da una parte ci ha isolato e distanziato, dall’altra ci fatto vivere un’esperienza che ha coinvolto tutti in maniera intensa, ci ha fatto rientrare in casa. Ci ha fatto riscoprire la famiglia, rivalutare i nostri stili di vita. Allora, in questa conversione – forzata, se vogliamo, ma importantissima -, non dobbiamo sciupare questo segno dei tempi, ma dobbiamo usarlo per rimettere al centro le relazioni vive e ristabilire un rapporto diretto con tante persone che abbiamo incontrato e spesso trascurato, magari anche dentro le mura di casa e con quelle che abbiamo sempre evitato accuratamente di incontrare.

Perché il rischio più grande che corriamo ora è che alle crisi scatenate dall’emergenza sanitaria, ovvero quelle economica, occupazionale, sociale, si aggiunga anche quella relazionale, accentuando quella “cultura dello scarto” causata da un dilagante individualismo, che rappresenta uno dei mali peggiori dei nostri tempi.

Allora, questa estate complicata può essere l’occasione per stringere un “patto di prossimità”, che ci avvicini, moralmente e fisicamente – nel rispetto delle misure di prevenzione del covid19! – e ci renda prossimi vicendevolmente, ci spinga a farci carico l’uno dell’altro, per contrastare l’indifferenza e la solitudine.

Per questo patto, non servono investimenti economici ne’ competenze particolari, se non l’avere a cuore quelle fondamentali dell’umanità e della dignità ed essere disponibili a dedicare agli altri anche una piccola parte del proprio tempo. E quindi tutti possiamo contribuire: a livello individuale, ad esempio, magari a partire dal nostro condominio, adottando un anziano, andando a fare la spesa per lui o chiamandolo al telefono come se fosse un nostro nonno, come ci ha chiesto anche Papa Francesco recentemente all’angelus, oppure vigilando il campetto parrocchiale dove si allenano i bambini, o aiutandoli a fare i compiti, invitando una famiglia in difficoltà a pranzo o al mare, e quanti altri piccoli esempi potremmo fare!

A livello istituzionale e della società civile, molto si sta già facendo e il contributo delle ACLI di Roma a questo patto si chiama #SicuramenteVicini per esprimere la nostra prossimità in particolare alle persone maggiormente in difficoltà, soprattutto dopo l’emergenza sanitaria: anziani, bambini e ragazzi, per contribuire a riscoprire l’importanza delle relazioni vive attraverso iniziative e progetti di contrasto delle povertà educative e relazionali.

E l’augurio che vi faccio – e faccio a tutti noi – è che questa “Fase Estate” sia quella della rinascita, quella che ci farà riscoprire la bellezza della cura delle relazioni, che non costano niente, ma che sono il bene più prezioso che abbiamo e da cui ripartire.

[1] Cfr. https://www.bancaditalia.it/media/notizia/principali-risultati-dell-indagine-straordinaria-sulle-famiglie-italiane-nel-2020/

[2] attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 13.00, ai numeri 06-57087025/7051.