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Tempo di bilanci, tempo di rilanci

di Lidia Borzì

In questi giorni che precedono in Natale, voglio porgere i più calorosi auguri di un Santo Natale e di un anno nuovo foriero di pace e di speranza a tutti voi che leggete: agli aclisti, che condividono con me i progetti e le fatiche di ogni giorno, agli operatori dei servizi e delle associazioni specifiche che sono la nostra carta d’identità sul territorio, ai volontari che con il loro generoso entusiasmo ci consentono di essere operosi nella solidarietà e nella vicinanza ai bisogni, alle famiglie che incontriamo ogni giorno, agli amici che rappresentano i mondi vitali della nostra città con cui contribuiamo a rendere più accogliente e solidale la comunità.

Con l’occasione desidero condividere alcune riflessioni rispetto all’anno che ci stiamo lasciando alle spalle e all’anno che verrà.

Ogni anno si rinnova la mission aclista nella Città Eterna, nel centro e nelle periferie, nella Grande Bellezza e nella grande complessità della Capitale. Si rinnova il nostro impegno a fianco delle fragilità antiche e nuove: delle persone e delle famiglie, dei giovani e delle donne, degli anziani e degli immigrati.

Pensando a tutti e a ciascuno di loro, ripercorro nella mente, come in un flashback questi ultimi 12 mesi.

A gennaio 2022 avevo nel cuore l’augurio di esserci lasciati alle spalle la pandemia, pensando a questo evento che aveva già sconvolto abbastanza le nostre vite, come il peggiore che ci fosse mai capitato prima.

Ma poi, a febbraio, l’eco delle prime bombe sganciate dalla Russia sull’Ucraina: una guerra  – che condanniamo senza se e senza ma – alle porte dell’Europa, che all’inizio turbava i nostri sogni di pace ma che era ancora troppo a “est” per farci veramente preoccupare.

Invece poi, dopo qualche settimana, i primi arrivi di profughi alla stazione Ostiense, a due passi dalla nostra sede. Tante donne spaesate insieme ai loro bambini – alcuni piccolissimi – e un mini trolley carico di paura e di speranza di tornare presto a casa.

La guerra ci era entrata in casa e non poteva più lasciarci indifferenti. Veniamo coinvolti da diversi municipi e dal Comune per portare il nostro contributo, che ancora stiamo dando, perché nessuno – neppure il miglior analista geopolitico – poteva immaginare che sarebbe durata fino ad oggi, con un Natale in Ucraina sotto le bombe.

Eravamo dentro a una nuova emergenza senza aver avuto il tempo di riprenderci da quella di prima.

Nella drammaticità di questa nuova consapevolezza, l’emozione per una bellissima esperienza di condivisione. La prossimità condivisa con altri soggetti del territorio è sempre l’anima della nostra azione sociale, resa possibile da un lavoro di rete che è metodo e sostanza del nostro impegno, civile e sociale, educativo e formativo. Con umiltà, con il senso dei nostri limiti, ma anche con la consapevolezza che nessuno si salva da solo.

Abbiamo portato pacchi alimentari e asciugato lacrime, abbiamo aiutato a esigere diritti e fatto passare qualche ora spensierata ai più piccoli.

L’idea di un Natale in guerra mi atterrisce. Il mio pensiero corre ai tanti bimbi che mi sono entrati nel cuore e ci resteranno per sempre: al piccolo Yuri, nato il 25 dicembre dello scorso anno, come Gesù bambino, profugo inconsapevole a soli due mesi, che spegnerà la sua prima candelina lontano da casa sua; ad Anghelita, sempre nascosta sotto ai tavoli per timidezza e paura, vorrei essere con lei a scartare regali per strapparle un sorriso.

Vorrei essere con tutti quelli che speravano di tornare presto a casa e non ci sono ancora riusciti.

Vorrei abbracciarli tutti.

Ma il pensiero va anche a tutte persone messe a dura prova dalla pandemia prima, e dalla guerra con le tutte le sue conseguenze poi, tra caro bollette e caro vita.

Misuriamo ogni giorno, agli sportelli dei nostri Servizi, nelle esigenze anche elementari di cibo e beni di prima necessità, quanto la nostra città patisca povertà antiche e nuove. L’impoverimento minaccia ceti medi fino a ieri garantiti o almeno al riparo dalla povertà assoluta. E’ un fenomeno che coinvolge l’intero Paese, come ha di recente dimostrato una ricerca IREF condotta sui dati raccolti del CAF per conto dell’Osservatorio ACLI permanente dei redditi e delle famiglie. L’abbiamo presentata presso la Camera di Commercio di Roma, lo scorso 15 dicembre, e come Presidente delle ACLI di ROMA ho ritrovato nel campione nazionale gli stessi elementi di criticità che ogni giorno incontriamo nella nostra realtà, urbana e metropolitana. Una precarietà economica che rischia di diventare esclusione sociale, una povertà dei nuclei familiari che diventa povertà educativa, relazionale, sanitaria, di accesso alla piena cittadinanza.

Storie, non semplici numeri, di bambini, giovani, donne, anziani, immigrati e famiglie, insomma di tutti i soggetti che abbiamo reso visibili nel nostro CANTIERE ROMA, un laboratorio di ricerca-azione che è diventato ora un libro, presentato davanti ad una folta platea di esponenti della società civile, ecclesiale, di amministratori dei Municipi e di assessori capitolini, lo scorso 24 novembre, nell’Aula Giulio Cesare del Campidoglio, alla presenza del sindaco Gualtieri, che ha mantenuto la promessa di confrontarsi con noi, dandoci la possibilità di scrivere una bellissima pagina per la storia della capitale e della società civile.

E’ stato un momento di grande valenza simbolica, ma anche di concretezza propositiva. Quasi il suggello dell’attività di sostegno, accompagnamento, valorizzazione dei cittadini e delle cittadine di Roma che facciamo ogni giorno.

Sono loro, i loro volti e le loro storie, che fanno della città ‘di pietra’ – ogni passo una memoria storica e una traccia del passato- una comunità vivente. E’ a questa comunità, di legami e di sogni, che le ACLI di ROMA, anche nell’anno che sta per finire, hanno prestato voce e ascolto.

Ci disponiamo perciò a vivere le festività di fine anno nella speranza certa di poter nascere e rinascere insieme al Bambino Gesù.

Nella sua fragilità vediamo riflessa quella di ogni uomo e di ogni bambino, da curare e custodire, nella pace e nella giustizia, nella dignità e nell’apertura al futuro.

Il nuovo anno ci chiama ancora ad essere costruttori e portatori di Speranza.

Auguri a tutti voi e a ciascuno di voi.