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Roma città d’Europa. Il futuro della Capitale tra inclusione, competitività e sostenibilità

Luglio solitamente assume il ruolo di un mese di bilancio, che ci porta inevitabilmente a pensare alle strade che si apriranno a settembre, allora viene spontaneo anche pensare alla Roma che vogliamo e che deve fondarsi sull’interazione di tre aggettivi: europea, competitiva e inclusiva.

Il binomio competitività e inclusione a prima vista può sembrare quasi un ossimoro; invece, se declinato insieme e avendo come paradigma di riferimento la centralità della persona, può rappresentare l’autostrada che porta Roma tra le grandi capitali europee senza lasciare indietro nessuno.

Inclusione, competitività, sostenibilità. Sono questi gli architravi di un ponte che può unire Roma all’Europa. Si tratta di imboccare e percorrere la via di un autentico umanesimo urbano che come una linfa vitale può rianimare luoghi e palazzi, quartieri e strade, persone e comunità

Lo diceva già il sociologo Baumann: la portata di un ponte si misura dal suo pilastro più debole.

Quindi non ci può essere una Roma competitiva, una capitale europea degna, se nel frattempo i più deboli restano indietro e non si possono trovare  soluzioni semplici per problemi complessi che a loro volta non si possono affrontare con un approccio lineare e a compartimenti stagni ma esigono un approccio sistemico.

Pertanto è necessario che da queste tre parole coniugate insieme scaturisca un nuovo modello di sviluppo per la capitale in cui le politiche del territorio debbono muoversi in un’ottica di sistema che metta insieme bellezza e funzionalità, efficienza e sostenibilità, equità sociale e dinamismo produttivo.

Questa la traiettoria da seguire, ma sempre a partire dall’ascolto dei bisogni e delle attese dei cittadini e delle cittadine, delle famiglie e delle imprese, dei giovani e delle donne senza fermarci solo all’emergenza quotidiana, che rischia di impedire la visione e la prospettiva di futuro che è nascosta, come un tesoro, nelle pieghe e nelle ferite della complessa e multiforme realtà del nostro territorio. Problematico, come quello di tutte le grandi aree urbane, ma ricco di potenzialità.

L’abbiamo toccato con mano questo intreccio di luci e ombre nei giorni della pandemia, che ha messo a dura prova la tenuta sociale della Capitale, rivelando insieme la sua resilienza solidaristica.  Questo è emerso anche nei tempi recentissimi degli incendi che, a distanza ravvicinata,  hanno colpito diverse zone urbane. Qualunque sia l’origine di questi fenomeni (per i quali le indagini sono in corso), essi stanno a significare la fragilità del territorio e la complessità del suo governo. Non si tratta solo di ordine pubblico, ma anche di solidità democratica. Per questo è necessaria l’unità a cui ci ha richiamato più volte il sindaco Gualtieri.

Proprio in questi drammatici frangenti, è necessario mantenere il senso dell’appartenenza ad una comunità che trova nelle sue risorse morali e progettuali la forza per rinnovare il suo patto di cittadinanza: tra istituzioni e cittadini, tra amministrazione e corpi intermedi, mondo produttivo e tessuto sociale. In questa armonia di diversi soggetti -sociali e istituzionali, civici e politici- dobbiamo ritrovare lo slancio operoso verso il futuro.

Se riparte Roma, riparte il nostro Paese, cogliendo anche le possibilità concrete offerte dalle risorse del PNRR.  

Tutti siamo chiamati a questa responsabilità: fare di Roma una città europea, una grande capitale dell’Europa, degna del suo straordinario patrimonio di storia e Bellezza, ma ancora di più all’altezza della vocazione universale a cui è chiamata da sempre, anche come centro della Chiesa e della cristianità. L’appuntamento con il Giubileo del 2025 ce lo ricorda e ci stimola a dare il meglio, anche come ACLI di Roma.

Guardare Roma con occhiali europei è necessario  perchè ci mette di fronte alle sfide non facili che aspettano le istituzioni e i cittadini, i soggetti del civile e i protagonisti delle attività economico-produttive. Tra queste sfide forse la prima e più difficile riguarda proprio i tre principi, le tre idee-guida che ho richiamato.

Come comporre inclusività e competitività? Come far correre in modo parallelo l’innovazione e l’inclusione, che sembrerebbero obbedire a logiche contrapposte?

Dobbiamo riconoscere che l’innovazione vera è quella che promuove il maggior numero possibile di talenti, che convoglia energie di partecipazione e creatività, che non lascia indietro nessuno. Per realizzarla bisogna mettere in campo un approccio sistemico e un metodo sinergico che raccoglie e implementa le buone pratiche sul territorio, e le trasferisce, mediante un confronto positivo con l’amministrazione, nella ‘messa a terra’  delle buone politiche istituzionali.

L’innovazione inclusiva non è una formula astratta, ma la proposta concreta di un modello di sviluppo urbano che si china sui bisogni per guardare lontano.  Che include per dare slancio e dinamismo alla qualità della vita urbana, che non si limita a riparare le lacune di un welfare sociale insufficiente, ma sconfigge l’inerzia e la sfiducia delle persone. E’ necessario superare l’assistenzialismo passivizzante che troppo spesso compromette le potenzialità del territorio.

 E’ la lezione che come ACLI di Roma non vogliamo impartire dall’alto, con presunzione, ma che impariamo quotidianamente nelle nostre attività di sostegno, accompagnamento, promozione dei soggetti fragili.

Questo modello di sviluppo urbano che mette al centro le persone e la loro dignità, ha obiettivi e strumenti concreti:

–        Mobilità sostenibile

–        Decoro e sicurezza urbana

–        Bellezza e funzionalità

–        Lavoro sicuro e dignitoso

–        Servizi diffusi e welfare di prossimità

–        Transizione green e implementazione digitale.

Ma ha anche volti precisi che sono quelli

–        Dei giovani riscattati dalla dipendenza economica dalla famiglia

–        Delle famiglie accompagnate nei cicli di vita e nei cambiamenti imprevisti

–        Dei lavoratori e delle lavoratrici sottratte alla precarietà

–        Dei bambini e dei minori liberati dalla povertà educativa

Questa Roma europea può  mantenere così la sua promessa di cittadinanza compiuta, che non è un ‘libro dei sogni’, ma una reale possibilità di vita dignitosa, che ha nel lavoro e nella partecipazione civica i suoi caposaldi.

Il suo potere attrattivo di città-simbolo di cultura e di accoglienza va riempito di contenuti e declinato a misura dei soggetti.  Si tratta infatti di attrarre i giovani, con le prospettive di futuro e di inserimento, di riconoscimento e di valorizzazione dei talenti, le donne con l’accesso al lavoro e alle misure di armonizzazione con la vita familiare, le imprese globali con la funzionalità della pubblica amministrazione e la trasparenza delle regole, i turisti con la piena fruibilità del patrimonio artistico e museale, i cittadini immigrati di altri Paesi e di altri continenti con percorsi di integrazione e accoglienza.

A questo proposito voglio ricordare la recente esperienza fatta con i rifugiati dell’Ucraina in fuga dalla guerra, per i quali abbiamo attivato, tra l’altro, un centro estivo per i ragazzi presso la parrocchia di S. Bonaventura da Bagnoregio, nel quartiere di Torrespaccata, e uno Sportello di esigibilità dei diritti e segretariato sociale presso la Basilica Minore di S. Sofia. Iniziative rese possibili da un lavoro di sinergia con il Comune, i Municipi, la Chiesa e le organizzazioni locali.

Un esempio concreto di processi di sussidiarietà circolare che curando i deboli si prende cura anche della città.

Sono i problemi e i desideri che, come ACLI di Roma, abbiamo raccolto nel nostro Cantiere Roma che, alla vigilia delle elezioni amministrative, ha portato sulla scena la viva voce di oltre 200mila persone incontrate nei mesi della pandemia.

È un Cantiere che è ancora aperto attraverso

–        la nostra quotidiana azione sociale di ascolto del territorio

–         l’impegno operoso, e condiviso nel lavoro di rete insieme ai soggetti sociali ed ecclesiali della nostra città

–        l’avviata e già fattiva collaborazione con la nuova amministrazione capitolina, alla quale vogliamo offrire la nostra competenza e soprattutto la nostra passione, con e per i cittadini e le cittadine di questa straordinaria e complessa realtà.

   Siamo animati dalla speranza che Roma si faccia trovare pronta ai prossimi appuntamenti del Giubileo 2025 e dell’Expo 2030 per il quale è stata avanzata la candidatura.

Bellezza, equità, sostenibilità. Sono i tre valori-guida lungo il percorso europeo della nostra città, per includere e per competere, nel senso etimologico: camminare insieme nella stessa direzione. Con l’Europa e con tutti gli uomini e le donne che ovunque lavorano e credono nel bene comune, per sconfiggere il virus dell’indifferenza e della rassegnazione, della solitudine e della sfiducia.