In occasione della Festa dei Lavoratori, le ACLI di Roma rivolgono un pensiero colmo di gratitudine a tutti quei lavoratori che con coraggio e abnegazione si stanno prendendo cura del nostro Paese. Medici, infermieri e personale del comparto sanitario che mettono a rischio la propria vita per salvare quella degli altri, i tanti volontari e operatori delle associazioni e delle organizzazioni sociali che, fin dal primo giorno, sono scesi in campo al servizio dei più fragili, gli operatori della distribuzione, dei trasporti e della filiera alimentare, che garantiscono la disponibilità dei beni primari.

Ma questo Primo Maggio non ha il suono della Festa. Infatti, sentiamo, forte il grido di dolore di chi il lavoro l’ha perso a causa di questa emergenza, avendo sempre fatto i conti con il precariato e le basse tutele e ora si trova fuori delle misure di sostegno previste, di chi invece un’occupazione non l’ha mai avuta, e che in questa occasione la vede come un lontano miraggio.

Ma pensiamo anche ai lavoratori autonomi e agli artigiani che a causa del coronavirus rischiano di non poter più aprire le saracinesca delle proprie attività. Un grido a cui non possiamo essere sordi e che ci chiama a fare la nostra parte, ma è principalmente la politica che deve dare una risposta concreta mettendo in cima alle priorità il lavoro dignitoso, indispensabile motore di ripartenza del paese.

Solo così questa fase di ripartenza potrà essere ricordata come la fase di rinascita che ha visto l’Italia trasformare un’immensa difficoltà in una occasione preziosa di miglioramento.