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Libere come farfalle, mai più violenza sulle donne

“Dicevano che bisognava essere magre, anzi magrissime per essere sempre più forti. E io non mangiavo, […] non bevevo. Eppure, ogni mattina salivo sulla bilancia e non andavo bene: per due anni ho continuato a subire offese quotidiane. Ci riunivano tutte nello spogliatoio, in mutande, per farci salire sulla bilancia. […] Il cibo era diventato un incubo”.

[Nina Corradini, ex ginnasta ritmica, 19 anni – INTERVISTA SU REPUBBLICA]

“Vergognati”,
“Mangia di meno”,
“Come fai a vederti allo specchio?”

Offese, punizioni e umiliazioni psicologiche in pubblico. Le parole di denuncia delle due farfalle, le ginnaste bresciane, sono state un pugno nello stomaco fortissimo per tutti noi, ma soprattutto per loro che a quell’età nello stomaco dovrebbero “sentire soltanto le farfalle”. Per loro che dovrebbero collegare l’esperienza sportiva solo a parole come costanza, impegno, emozione e gioco di squadra.

È impensabile che lo sport possa assumere le forme della violenza. È impensabile che episodi di violenza fisica, psicologica e attacchi di body shaming continuino ad aumentare e a riempire le pagine di cronaca. A correre nei commenti carichi di odio postati sui socialnetwork. A oscurare il presente e il futuro di chi deve essere libero di volare come una farfalla. Sempre. Su una trave all’interno di un palazzetto sportivo. Nella relazione quotidiana con il proprio partner. Tra i banchi di scuola. Nei luoghi di lavoro.

Violenza fisica e psicologica corrono di pari passo. La prima lascia lividi sulla pelle, la seconda sull’anima. Oggi 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ricordiamo tutte quelle donne che sono state brutalmente strappate alla vita e siamo vicino a tutte le vittime di quelle forme violenza subdole e invisibili che spesso sono l’anticamera di qualcosa di ancora più terribile.

Lo sport ci insegna a metterci in gioco sempre. A ribaltare il risultato. La più grande partita che siamo chiamati a giocare è proprio questa: ascoltare le testimonianze di chi porta sulla propria pelle le cicatrici delle violenze subite; attivare percorsi di prevenzione che aiutino le vittime a ritrovare la propria identità e la fiducia verso il futuro; tutelare e difendere pienamente la dignità e la centralità delle donne; estirpare le radici di una cultura ancora maschilista, trasmettendo sin dalla prima età la cultura del rispetto e della reciprocità.

Affinché nessuna farfalla sia lasciata sola.
Affinché sia sempre libera di volteggiare.