di Lidia Borzì
La quarantottesima edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, dal titolo ambizioso e quanto mai attuale: “Il lavoro che vogliamo, libero, creativo, partecipato”, si è svolta a Cagliari lo scorso mese di ottobre.
Un’esperienza molto edificante alla quale ho avuto l’opportunità di partecipare e che mi ha lasciato nel cuore e nella mente quella bella sensazione che si crea quando la concretezza sposa la visione, quando, la volontà di fare incontra la capacità di programmare, quando la condivisione di Buone Pratiche si fonde con la volontà di fare rete.
Questa 48esima Settimana Sociale è stata questo e molto di più, dimostrando che la Conferenza Episcopale Italiana ha lo sguardo lungo.
La straordinarietà di questo momento di incontro risiede tanto nella scelta del tema quanto nella metodologia operativa adottata.
Non un semplice convegno dove ci si ferma alla denuncia dei disagi, ma un’occasione importante di ascolto, condivisione di Buone Pratiche e di proposta come quella di valorizzare sempre di più le sinergie e il lavoro di rete delle tante organizzazioni attive nei territori, una sollecitazione che, nel nostro piccolo, non possiamo non apprezzare in quanto il lavoro di rete con le altre associazioni, enti ed istituzioni, è il filo rosso che distingue l’azione sociale delle ACLI di Roma nel territorio della Capitale.
Ritengo fondamentale, inoltre, la volontà di tornare, dopo quasi 40 anni, a mettere al centro della Settimana Sociale, il tema del Lavoro dignitoso, una scelta che sposa in pieno l’idea di Papa Francesco di volere una Chiesa sempre “sul pezzo” attenta ai problemi del Paese reale, forse anche più di quanto non faccia la Politica.
Riconoscere e promuovere il Lavoro dignitoso è di cruciale importanza perché, come afferma coraggiosamente il Santo Padre: “il lavoro precario “è immorale, uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono”.
Un invito, dunque, a combattere quel lavoro dis-umano, che porta all’ordine del giorno sfruttamento, caporalato, discriminazione in particolare verso le donne, contratti pirata, salari al minimo, ricatti sotto tutte le forme e a promuovere un cambiamento – innanzitutto culturale – di cui tutti siamo corresponsabili.
Investire sul Lavoro dignitoso vuol dire a tutti gli effetti, portare, anche, un risparmio di risorse economiche sostanziale, Lavoro e Politiche Sociali, infatti, sono inversamente proporzionali: più c’è lavoro dignitoso, meno bisogno c’è di Politiche Sociali, con un considerevole risparmio economico per lo Stato e per la comunità.
La 48esima Settimana Sociale ci lancia un messaggio forte, quello di impegnarci, ciascuno nel proprio ambito, a proseguire e valorizzare quell’operoso lavoro di semina che ha trovato nuovo impulso proprio a Cagliari perché come afferma il Prof. Magatti “questo è piuttosto il tempo della semina, cioè della speranza, dell’audacia, dell’impegno. Di chi sa credere senza vedere ancora i frutti. È questa la stagione che stiamo vivendo! Ma che cosa possiamo o dobbiamo seminare?”
Una prima risposta a questa domanda sono sicuramente le oltre 400 Buone Pratiche presentate e condivise nei gruppi di lavoro. Quattrocento Buone Pratiche che generano lavoro e occupazione, che promuovono un lavoro dignitoso. Quattrocento pagine silenti, sane e belle del nostro Paese.
Due di queste Buone Pratiche, inserite in “Cercatori di LavOro”, un percorso realizzato da NeXt in collaborazione con Progetto Policoro sulla mappatura delle Buone Pratiche per le Settimane Sociali, sono delle ACLI di Roma.
Il Progetto “Cibo, integrazione e solidarietà”, attuato in collaborazione con l’Istituto Alberghiero “Vincenzo Gioberti” e il Municipio Roma I Centro mira a: sensibilizzare i giovani studenti alla solidarietà e al tema del volontariato, sviluppare un percorso di empowerment per gli studenti che li aiuti ad avvicinarsi al mondo del lavoro in virtù del loro coinvolgimento con il ruolo di tutor di un corso di cucina mediterranea per immigrati e formare gli stranieri sul lavoro di cura per una piena inclusione attiva.
L’altra Buona Pratica rientrata nell’ambito di “Cercatori di LavOro” è il progetto “Job to go, il lavoro svolta!”, un itinerario di in-formazione ed orientamento al lavoro, rivolto ai giovani frequentati le parrocchie e le scuole superiori di Roma, con lo scopo di:
– promuovere l’aspetto valoriale del lavoro quale strumento essenziale per la dignità e lo sviluppo integrale della persona,
– avvicinare i giovani al lavoro offrendo anche strumenti concreti di autopromozione.
Si tratta di un progetto che portiamo avanti da tre anni in collaborazione con la CISL di Roma Capitale e Rieti in un bell’esempio di rete che unisce in maniera complementare le competenze di un importante sindacato e quelle di un’associazione di promozione sociale con radici comuni.
Quest’anno il progetto si sta ulteriormente sviluppando dando vita al più articolato “Generare futuro” che prevede:
– l’apertura di 3 corner job nella città – tanto in centro quanto in periferia – per orientare, dare informazioni ai giovani, aiutarli a costruire il cv e sostenerli nella definizione, nella scoperta e nella valorizzazione dei propri talenti.
– 60 incontri nelle scuole, nelle parrocchie, nei centri giovanili con focus sulle soft skills per sviluppare e valorizzare le competenze trasversali che oggi assumono un valore molto importante.
– lo sviluppo di un network tra i responsabili di risorse umane di importanti aziende, per aiutare i giovani ad imparare come ottenere e affrontare al meglio un colloquio di lavoro.
Due Buone Pratiche che, cosa non affatto scontata, nate in via sperimentale, stanno crescendo sempre di più.
Cagliari quindi ci consegna un’eredità importante che ci chiama al non più rinviabile compito di “far crescere la foresta” delle Buone notizie.
C’è bisogno, infatti, di ossigenare questo mondo del lavoro e farlo tornare ad essere vitale e dignitoso per tutti.
Un obiettivo su cui lavorare nel presente, per essere lievito per il futuro.