Hanno attraversato ponti per venirci a prendere a scuola. Hanno attraversato ponti per spingere l’altalena e incantarci con un sacco di storie. Hanno attraversato ponti per essere sempre in prima fila a ogni recita di fine anno. Hanno attraversato ponti per accoglierci ogni domenica con quel sorriso e quell’abbraccio che sa di pasta sfoglia e piatti buonissimi. Hanno attraversato ponti per asciugarci le lacrime e farci ridere un sacco, per insegnarci, proteggerci e farci sentire amati.
Sono i nonni, custodi della nostra infanzia e delle nostre prime avventure nel mondo.
Succede però che il tempo corre veloce e che le forze vengono meno. E su quegli stessi ponti attraversati prima con passi colmi di affetto, adesso possono sentirsi davvero soli. È qui che il richiamo di Papa Francesco, “Nella vecchiaia non abbandonarmi”, risuona forte soprattutto in una società frenetica come la nostra.
Ispirandosi alle parole del Salmo 71 in cui un anziano ripercorre la sua storia di amicizia con Dio, il Santo Padre, nel Messaggio per la quarta Giornata mondiale dei nonni. ci richiama a una responsabilità collettiva: non lasciare soli coloro che sono i custodi di memoria, saggezza e tradizioni. Garantire loro dignità e rispetto in ogni fase della vita, non è solo una preghiera, ma un appello alla società e alle Istituzioni per finché contrastare la cultura dello scarto che troppo spesso li marginalizza.
Mantenere vivi i legami intergenerazionali, creare ponti tra passato e futuro dove vecchie e giovani generazioni camminino insieme. Ricordando che le radici di una comunità sono ciò che la tiene salda al terreno del presente e del futuro, e che senza queste non potremmo mai crescere e fiorire. Tutti noi siamo chiamati a essere ponti di sostegno affinché la vecchiaia non diventi sinonimo di isolamento ma di condivisione