“Non riuscivo più a dormire, continuavo a fissare il vuoto e a chiedermi perché avesse pubblicato quel video. Era come avere negli occhi un deserto.”
Davanti agli altri faccio sempre finta di niente. In classe indosso una maschera di ghiaccio. Ma in realtà dentro per colpa di tutti quegli insulti il mio cuore si sta sciogliendo come neve al sole
A forza di prese in giro sul mio aspetto fisico, ho come l’impressione di essere intrappolato in un corpo che non sento più mio.
Hanno scoperto il bigliettino che le avevo scritto e lo hanno mandato su tutti i gruppi della scuola. Sono tornata a casa e mi sono buttata sul letto a piangere, mi sembrava di annegare.”
Ridevano di me, davanti a me, guardando i miei profili social. Mi chiamavano “pecorone” perchè ero gigante e belavano ogni volta che mi vedevano. Mi sentivo intrappolato in quella scuola
“Anche se avevo voglia di imparare e di dimostrare il mio valore, ogni volta che alzavo la mano in classe, tutti i compagni mi fissavano come iene che puntano una preda. Dopo iniziavano anche i commenti sui gruppi e sui social.”
“Ero come un vecchio topo da laboratorio, continuavo a cercare e cercare una soluzione ma mi ritrovavo sempre chiuso dentro a un mondo senza uscita.”
Era come camminare costantemente sulle uova, non sapevo quale sarebbe stato il prossimo crudele messaggio o quando sarebbe arrivato. Era come essere bloccata in una zona pericolosa
“Mi chiamavano quattrocchi, mi chiedevano come facessi a vedere la chat di classe come quei fondi di bottiglia. Era come avere intorno mille bocche che sputano veleno.”
Per colpa di un video girato sulle chat di classe, alcuni compagni dicevano che ero in carne, una “polpetta” per la precisione. Me l’hanno detto così tante volte che alla fine mi ci sono sentita.”
“Avere una passione è come mostrare agli altri il tuo enorme punto debole. Su internet tutti sapevano dove colpirti per farti più male. È come indossare un make-up che ti rende riconoscibile e che non puoi togliere.”
"Mi chiamavano “vacca” e non ci volle molto prima che in ogni selfie, in ogni riflesso, in ogni specchio, io iniziassi a vedermi davvero così.”
“Dalla rete, conoscenti e sconosciuti mi vomitavano addosso i loro commenti. Io restavo completamente bloccato, non riuscivo a difendermi: era come essere paralizzati da un gas tossico che si insinua dappertutto.”
“Ogni volta che entravo in classe li sentivo fare quel verso: mi chiamavano balena. Decisi di dimagrire ma persi così tanti chili da iniziare a sembrare uno scheletro e così, l’incubo continuò.”
Dopo tutti quegli insulti, avevo il terrore di tornare a scuola. Un’enorme ombra mi aspettava all’ingresso ogni giorno per tormentarmi.
Non mi sono mai vergognato di mostrare sui social i lati più romantici del mio carattere. Solo che a molti non piace tutta questa sincerità. Loro per attaccarmi mi insultano sotto ai miei post. Io per difendermi mi metto un mantello dell’invisibilità. Faccio finta di niente. Ma non so fino a quanto posso resistere.
È come perdere la propria personalità e iniziare a girare portandosi sempre dietro una enorme e ingombrante versione di sé, grottesca e impossibile da nascondere.
“È come un pugno in faccia, ma non puoi spiegare il dolore che fa perché le ferite sono dentro. Fuori sei intatto, dentro di te invece, sei come una finestra rotta.”
Davanti agli altri faccio sempre finta di niente. In classe indosso una maschera di ghiaccio. Ma in realtà dentro per colpa di tutti quegli insulti il mio cuore si sta sciogliendo come neve al sole
“Quando sei alla ribalta sui social tutti ti ammirano ma, dopo un po', al minimo errore diventi un giocattolo rotto.”
“Mi chiamavano quattrocchi, mi chiedevano come facessi a vedere la chat di classe come quei fondi di bottiglia. Era come avere intorno mille bocche che sputano veleno.”
“Ero diventato un fantoccio di me stesso e iniziavo pian piano a scomparire, diventando parte di ciò che mi circondava.”