Arrivano alla spicciolata le donne ucraine nella sala messa a disposizione. Gli occhi (per la maggior parte di un azzurro cielo) sgranati. Dietro di loro, tenute saldamente per mano, bambine con trecce bionde che non hanno più sorrisi né voglia di giocare.
Silenziose e in un’attesa sospesa, appena sentono un suono familiare, appena le nostre mediatrici iniziano a parlare, tirano un sospiro di sollievo, la tensione si scioglie e anche loro iniziano a tempestarci di domande.
È iniziata così la giornata all’Aran Hotel Barcelò di Tor Marancia dove insieme al Municipio Roma VIII abbiamo avviato un servizio di assistenza per le oltre 90 persone ospitate, fuggite da una guerra insensata e brutale.
Raffica di domande, preoccupazioni, ma anche qualche sorriso e alla fine l’abbraccio di una comunità che non le lascia da sole. Esigibilità dei diritti, corsi di italiano e inglese, traduzione dei documenti, e ancora giochi, vestiti, e la rassicurazione che andrà tutto bene.
Quattro ore volate. Alla fine la corsa di una bimba intorno alle sedie che finalmente ha trovato il sorriso, un’altra che fa balletti con la musica del cellulare e poi il piccolo Y., nato a Natale che placido dorme nella sua carrozzina.
Portiamo tutti a casa un pezzo di questa folle Guerra, ma ancora una volta noi ci siamo!
A questo link il racconto del Corriere della Sera