“La preghiera del povero sale fino a Dio” (Sir 21,5). La frase tratta dal Libro di Siracide su cui Papa Francesco ha costruito il messaggio per l’ottava giornata mondiale dei poveri è un invito profondo a pregare “per” e “insieme” ai poveri, riconoscendo nei loro volti, la presenza viva del Figlio di Dio.
Un’attenzione spirituale che non può prescindere dalle opere, perché la preghiera è vana se non si accompagna a un’azione concreta e quotidiana.
Ecco allora che accanto alla parola “preghiera”, dobbiamo farne nostra un’altra essenziale “cura”. Cura che significa distogliere il nostro cuore da stereotipi e pregiudizi ed essere consapevoli che dietro e dentro ad ogni persona povera ci sono cuori, obiettivi e sogni che si sono spezzati. Dietro e dentro la povertà non ci sono solo questioni economiche, ma anche e soprattutto problemi strutturali come discriminazione, mancanza di accesso all’istruzione, alla salute e all’occupazione.
Prendersi cura significa farsi prossimo ai più fragili con occhi profondi ed empatici, pronti a spezzare l’invisibilità e i silenzi di chi è solo e abbandonato. Cura è divenire noi stessi una parola, un gesto, un sole di speranza e di futuro per chi è più fragile. Nella consapevolezza, come spiega il Santo Padre, che nelle persone povere sono custoditi tante lezioni profonde “perché in una cultura che ha messo al primo posto la ricchezza e spesso sacrifica la dignità delle persone sull’altare dei beni materiali, loro remano contro corrente evidenziando che l’essenziale per la vita è ben altro”.
Avere cura dei più fragili significa dunque abbracciare un insegnamento che può trasformare il nostro cuore e le nostre società: è riscoprire il valore della solidarietà, dell’ascolto, della presenza. Significa accettare di camminare controcorrente, per riscoprire la vera essenza della vita, una vita che non si misura non con i beni posseduti, ma con la capacità di amare, servire e rendere il mondo un luogo di luce, speranza e pace per tutti.
Abbiamo riflettuto a lungo su quale immagine potesse rappresentare al meglio il nostro messaggio per questa giornata. All’improvviso l’abbiamo trovata, nascosta in un nostro archivio: una foto della mostra “Sulle tracce della misericordia”, realizzata nel 2016 grazie allo straordinario talento del fotoreporter Cristian Gennari. Pensiamo che questa immagine catturi bene quei momenti di preghiera, empatia, ascolto, vicinanza e cura per l’altro. Valori che devono diventare una postura costante. Valori che non smetteremo mai di condividere con tutti voi.